Cosa sono i disturbi d’ansia? L’ansia, come le altre emozioni, non è né buona né cattiva, né necessariamente qualcosa di patologico, è semplicemente un’emozione. La teoria evoluzionistica ci ricorda che senza l’ansia l’uomo non riuscirebbe a dare la giusta attenzione alle situazioni di pericolo, mettendo a rischio la sua vita.
Infatti, l’ansia ha il prezioso compito di segnalarci un pericolo, reale o presunto che sia, e predisporci ad una risposta di attacco o fuga per poterci mettere al sicuro.
Per questo l’ansia è un’emozione che, chi più chi meno, proviamo tutti, ed è anche normale provarla soprattutto in situazioni nuove o in situazioni che ci mettono alla prova emotivamente o fisicamente.
Ma quando i pericoli vengono sovrastimati e le proprie capacità di farvi fronte sottostimate, l’ansia aumenta in modo ingiustificato, come anche una serie di sintomi legati ad essa, e si potrebbe essere in presenza di disturbi d’ansia. In questi casi l’ansia ci impedisce di vivere alcune situazioni e prende il controllo delle scelte che operiamo condizionandole profondamente. Quando non siamo più noi a decidere ma è l’ansia che decide come vivere la nostra vita, si potrebbe essere in presenza di disturbi d’ansia, ed è consigliabile parlarne con uno psicoterapeuta.
Per capire orientativamente se l’ansia che proviamo è normale o se sta diventando patologica possiamo far caso ad alcuni aspetti:

Se riconosci almeno una di queste caratteristiche, potresti soffrire di disturbi d’ansia. Individuare queste caratteristiche non equivale ad avere una diagnosi ma solo a comprendere se è opportuno chiedere un consulto ad uno psicoterapeuta.
Il secondo passo che si fa in psicoterapia è cercare di conoscere meglio quest’ansia.
Capire quando arriva, in che modo arriva e infine con quale frequenza si presenta, può aiutare a tenerla sotto controllo senza ricorrere ai farmaci.
Per capire bene quando arriva l’ansia è necessario fare attenzione alla situazione in cui ci troviamo e nello specifico al luogo in cui ci troviamo, alle persone con cui siamo e soprattutto a quello che stiamo facendo.
“Ero in Piazza San Pietro con mio marito e i bambini e, avvicinandomi alla fila per entrare nella basilica, ho iniziato improvvisamente ad agitarmi.”
In questo caso non c’è un pericolo reale ma la signora percepisce lo stesso uno stato di ansia. La presenza di agitazione in assenza di un pericolo reale ci manda in tilt e così il malessere viene sperimentato attraverso sintomi corporei.
L’ansia ha un modo tutto suo di arrivare. Una delle caratteristiche dell’ansia è quella di seguire un percorso ad U, parte lentamente con dei segnali difficili da cogliere, per poi raggiungere il suo massimo picco e scendere nuovamente. Solitamente noi facciamo caso ai sintomi che si manifestano nella fase del picco perché più evidenti. Questi sintomi possono essere percepiti sia a livello corporeo che a livello mentale.
” Devi sostenere l’esame della patente, le ultime 5 lezioni di scuola guida sono andate bene, ma inizi a sudare, hai mal di pancia, e se ti siedi in macchina senti il cuore battere ancora più forte. Decidi così di non sostenere l’esame, al fine di scacciare tutti questi sintomi.”
In questo caso il picco d’ansia è stato raggiunto entrando in macchina. La strategia adottata per abbassare il livello di ansia è stata quella di non presentarti all’esame. La scelta fatta è stata sicuramente funzionale ad abbassare i livelli di ansia, ma anche disfunzionale perché non prendere la patente condiziona in modo importate la tua vita. In questo caso non è la persona a scegliere cosa fare, ma l’ansia che lo fa al suo posto. Quando i livelli di ansia diventano così elevati da precluderci di fare le nostre scelte è importante rivolgersi ad uno psicoterapeuta.
Al contrario, puoi capire se l’ansia che provi è un’ansia buona se non condiziona la tua vita e ti permette di essere maggiormente reattivo nelle situazioni oggettivamente difficili o pericolose.
Devi sostenere l’esame di maturità e sei molto preoccupato di prendere un punteggio basso alla prova di matematica. Questa preoccupazione ti mette in agitazione, aumenta la sudorazione e ti viene il mal di pancia. A questo punto decidi che ripassare con un tuo amico può aiutarti a sciogliere alcuni dubbi e affrontare meglio l’esame.
In questo caso l’ansia provata non ha condizionato la tua vita ma ti ha aiutato a comprendere che eri in difficoltà e, chiedendo aiuto, non solo è diminuita ma ti ha spronato a pensare ad una soluzione per affrontare un momento difficile. Questa è un’ansia buona perché è servita a stimolare una risposta adeguata ad affrontare un momento difficile.
Infine, è importante monitorare la frequenza con cui proviamo questi disturbi d’ansia. Se questi episodi durano per più di 6 mesi e se fanno ormai parte delle tue giornate tanto da influenzare sempre di più le tue scelte, vuol dire che l’ansia non è più normale, ma sta diventando patologica. Quando l’ansia non è più quella spia che si attiva solo nelle situazioni di pericolo ma resta costantemente attivata, la nostra mente diventa sempre meno lucida e non ci permette di fare le nostre scelte serenamente. In questi casi ci si ritrova, sempre più frequentemente, a evitare situazioni che potrebbero essere affrontate tranquillamente.
Ora che hai gli strumenti per osservare con attenzione quello che ti succede quando sei in ansia, puoi decidere con maggiore consapevolezza se hai bisogno di un aiuto che ti permetta di risolvere una volta per tutte il problema dei disturbi d’ansia.